Cochabamba, Bolivia: Aggiornamento sull’operazione di alfabetizzazione per le donne Settembre ’25

La Rete di Varese, dopo il viaggio di quest’estate in visita alla Comunità del Barrio I de Mayo di Cochabamba coinvolta nel progetto, ci ha aggiornato sugli sviluppi dell’operazione e il momento storico particolarmente delicato in cui si trova la Bolivia.

La situazione economica è drammatica: l’inflazione è nell’ordine del 40%, dopo alcuni anni di relativo benessere la povertà ricomincia a mordere ed il Paese non dispone neppure delle riserve di valuta necessarie per acquistare carburante sui mercati internazionali, per cui i pochi distributori funzionanti sono assediati da code chilometriche. Nonostante questo, le celebrazioni del Bicentenario dell’indipendenza del Paese (1825 – 2025) si sono svolte con grande sfoggio di mezzi e inevitabile spreco di risorse. Inoltre, le elezioni presidenziali dopo vent’anni di governo della Sinistra, ora screditata dalla corruzione e da conflitti personali, hanno visto la vittoria del candidato di Centro e di quello di Destra, che andranno al ballottaggio il 19 ottobre.

Referente locale dell’operazione di alfabetizzazione e sostegno socio-sanitario alle donne di un quartiere periferico molto povero di Cochabamba è Darìa Tacachiri, infermiera appartenente all’etnia Qechua, che in Cochabamba convive con la prevalente etnia Aymara. Con il contributo della Rete Radiè Resch, Darìa e un’insegnante professionale aiutate da altre donne si occupano di garantire corsi di alfabetizzazione per le donne del quartiere, spesso analfabete, e attività di pre-scuola per i loro bambini. All’alfabetizzazione aggiungono percorsi di coscientizzazione per la lotta alle violenze familiari, purtroppo diffuse in questo contesto, e attività di mediazione culturale per facilitare l’avvicinamento delle donne ai programmi di sanità riproduttiva del Governo.

Inizialmente l’operazione interessava il quartiere “I° de Mayo”. Ora in quel luogo la situazione è migliorata, sono progressivamente arrivati i servizi di base e gran parte delle famiglie si è stabilizzata: le abitazioni sono decorose e molte persone hanno un’attività lavorativa, più o meno stabile, in città.
Per questa ragione, l’operazione si è trasferita in un secondo quartiere, “Villa Esmeralda”, dove la situazione è molto più precaria: non sono presenti né acqua corrente né sistema fognario, le abitazioni sono tutte in perenne costruzione, le strade, in grande pendenza, sono quasi tutte sterrate e la povertà è palpabile.

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