Durante il Coordinamento nazionale del 28 giugno Tereza Sargsyan, referente dell’operazione della Rete Radié Resch in Armenia, ci aggiorna sulla preoccupante persecuzione di chi si oppone a decisioni del governo armeno.
“Circa un anno e mezzo fa in Armenia è nato un movimento di protesta contro la decisione del governo di marcare un nuovo confine della provincia di Tavush cedendo territori all’Azerbaigian (vincitore della guerra in cui l’Armenia ha perso anche l’Artsakh) per poter finalmente firmare un accordo di pace. Il nuovo confine mette in posizione di forte svantaggio i contadini di alcuni villaggi, esponendoli a rischi. Il vescovo di Tavush è diventato il portavoce delle proteste dei contadini; ha accettato di guidare il movimento organizzando una marcia da Tavush a Yerevan, dove si è trovato alla guida di migliaia di persone che chiedevano le dimissioni del premier.
Un secondo motivo di protesta contro l’attuale governo è la condiscendenza alle richieste di Erdogan e Aliev (presidente dell’Azerbaigian) per la realizzazione del corridoio di Zangezur, che permetterebbe di collegare via terra Turchia e Azerbaigian, attualmente separati dal territorio armeno: un corridoio strategico sia dal punto di vista militare che commerciale.
Tuttavia, al movimento di protesta ha subito aderito l’opposizione, che è filorussa, e questo ha affievolito l’entusiasmo iniziale. C’è stato anche un tentativo di proporre la candidatura del vescovo al posto dell’attuale premier. Il vescovo di Tavush è appoggiato dal vescovo di Gyumri.
Negli ultimi mesi la contrapposizione tra Stato e Chiesa si è ulteriormente inasprita. Il 25 giugno sono state arrestate 15 persone, tra cui il vescovo di Tavush e il vescovo di Gyumri con false e gravi accuse: organizzazione di un colpo di stato (vescovo di Tavush) e incitamento a un colpo di stato armato (vescovo di Gyumri). Al momento si sa che i due vescovi, che sono tra le figure più pubblicamente esposte della Chiesa come portavoci di ingiustizie sociali, resteranno in carcere due mesi. Sembra che il premier voglia zittire ogni opposizione prima delle elezioni politiche del 2026.”