Di seguito alcuni estratti dell’aggiornamento sull’operazione “Pequena Ponte (Piccolo Ponte)” scritto da Rita Maria Alves, referente di quest’operazione sostenuta dalla ReteRR, che Pierpaolo (Rete di Cagliari) ci aveva inviato già tempo fa. L’operazione è nata con l’intento di accogliere bambini/e e ragazzi/e disagiati, altrimenti per strada, assicurando un pasto, un supporto alla scolarizzazione e il loro coinvolgimento nell’attività sportiva di Jin-Jitsu (un’arte marziale praticata in Brasile, che insegna che una persona più piccola e debole può difendersi con successo da un assalitore più grande e forte portando lo scontro al suolo, dove utilizzerà specifiche tecniche), utilizzata come metodo di formazione. Rita Maria, biologa iscritta alla Facoltà di Medicina, è riuscita ad avviare l’ambulatorio “Clinica Integrata Piccolo Ponte” grazie a un collegamento con l’Università, per assicurare assistenza sanitaria a questi bambini. Nel report Rita Maria commenta l’escalation di violenza nel territorio, le conseguenti difficoltà del progetto, la soluzione adottata per farvi fronte:
“Nel 2024, più che mai, ci siamo resi conto dell’importanza di comprendere meglio come le esperienze avverse vissute durante l’infanzia possano definire il futuro fisico, psicologico e sociale di un bambino. Ad oggi abbiamo inserito nel progetto 70 bambini, tutti coinvolti nell’attività di Jin-Jitsu. Con loro abbiamo effettuato un primo screening di laboratorio, valutazione del peso e della nutrizione, visite domiciliari e interviste ai genitori.
Avremmo voluto includere nuovi bambini, ma l’esplosione di violenza scoppiata tra le fazioni della droga in tutta la periferia di Salvador ha impedito la continuazione delle visite a domicilio. Le Università, come protocollo di sicurezza, hanno infatti vietato agli studenti (risorse fondamentali del progetto) di recarsi nelle comunità periferiche controllate dal narcotraffico, proprio dove si trova la nostra popolazione di interesse. …
Per affrontare questo problema, abbiamo invitato piccoli gruppi di leader di queste comunità periferiche a partecipare al progetto, per aiutare nella raccolta di dati sociodemografici che saranno poi analizzati dagli studenti presso la sede del Piccolo Ponte, e nel coinvolgimento di nuovi ragazzi. Abbiamo inoltre intensificato la pubblicizzazione del progetto, che continua ad essere senza precedenti nel nostro ambiente, presentandolo in luoghi diversi. …”