Artsakh: appello per rimuovere il blocco stradale che isola il popolo armeno Agosto ’23

Già nella circolare di maggio avevamo riportato gravi notizie inviateci da Tereza Sargsyan, referente dell’operazione della Rete Radié Resch in Armenia, sulla situazione del popolo armeno residente nell’Artsakh (o Nagorno Karabakh, enclave armena in Azerbaigian), ormai isolato da numerosi mesi a causa del blocco stradale imposto dall’Azerbaigian sull’unica via di terra che connette l’Artsak con l’Armenia. Via di trasporto di cibo, medicine e altri rifornimenti essenziali agli Armeni dell’Artsakh.

Ora Teresa ci segnala che “la situazione, essendo già grave da parecchio tempo, è diventata insostenibile” e ci chiede di firmare e diffondere il più possibile questo appello:

Unblock Humanity – Help to stop Artsakh blockade

Ecco la traduzione dell’introduzione all’appello:

Dal 12 dicembre 2022, l’Azerbaigian ha imposto un blocco sull’unica strada, un’ancora di salvezza, tra l’Armenia e l’Artsakh (Nagorno-Karabakh) attraverso il Corridoio di Lachin, isolando 120.000 armeni che vivono in Artsakh e causando una grave emergenza umanitaria. Il Corridoio di Lachin, un tratto di 10 km, separa l’Artsakh dalla Repubblica di Armenia. Da 8 mesi la popolazione è priva di beni di prima necessità, come medicine, cibo, elettricità e gas.

L’obiettivo di questa iniziativa è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla terribile situazione umanitaria del Nagorno-Karabakh/Artsakh e di creare una pressione internazionale sull’Azerbaigian affinché ponga fine al blocco disumano e illegale.

Per capire un po’ di più la tragedia del Nagorno Karabakh

La Repubblica di Artsakh, nota anche come Nagorno Karabakh, è stata storicamente e continua a essere parte integrante dell’Armenia. La regione è stata governata da diversi regni armeni e nel 17° secolo annessa all’Impero russo. Nel 1921, quando sia l’Armenia che l’Azerbaigian erano entrati a far parte dell’Unione Sovietica, Stalin pose l’Artsakh sotto l’amministrazione della Repubblica Socialista Sovietica Azera. Soggetta a politiche discriminatorie, la popolazione armena avanzò in più occasioni richieste formali, ripetutamente respinte, di trasferimento a quella che era allora la Repubblica Socialista Sovietica dell’Armenia. Da sottolineare nel 1991 un referendum sull’indipendenza votata dal 99% degli elettori, in seguito al quale l’Azerbaigian lanciò una guerra totale contro la Repubblica del Nagorno Karabakh con decine di migliaia di morti e ingenti danni materiali, continuata fino alla mediazione della Russia per il cessate il fuoco nel 1994. Nei decenni successivi, tuttavia, l’Azerbaigian ha più volte violato l’accordo di cessare il fuoco, incurante degli appelli della Comunità Internazionale, in particolare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite relative al conflitto del Nagorno-Karabakh, che chiedevano di interrompere le azioni militari e di condurre negoziati pacifici. Nel 2020 gli scontri si sono inaspriti e ancora con la mediazione della Russia è stato firmato un accordo di cessate il fuoco che vede soldati russi dispiegati come ‘forze di pace’ lungo il corridoio di Lachin.

Infine, dal 12 dicembre 2022, i cosiddetti “eco-attivisti” azeri sostenuti dal governo dell’Azerbaigian, hanno bloccato il Corridoio di Lachin (vedi sopra) e l’Azerbaigian ha anche tagliato il gas al Nagorno-Karabakh.

Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che condanna il blocco di Artsakh così come l’inazione delle ‘forze di pace’ russe; ritiene che la loro sostituzione con forze di pace internazionali dell’OSCE, sotto mandato delle Nazioni Unite, debba essere negoziata con urgenza. Se l’Azerbaigian non aprirà il Corridoio di Lachin, si verificheranno danni gravi e permanenti per 120.000 Armeni che non avranno accesso a un’adeguata scorta di cibo, medicinali e cure mediche. Il Presidente dell’Artsakh si è dimesso 4 giorni fa.

 

 

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