Cara Mariuccia amica di una vita, di Maria Andreotti
I miei primi ricordi di te risalgono a più di 50 anni fa: una serata pubblica in cui qualcuno ti attaccò perché in un intervento avevi difeso il popolo palestinese, che tu conoscevi bene, perché la Rete Radiè Resch prende nome da una bambina palestinese, morta di stenti, che sognava di vivere in una casa.
E poi il tuo intervento nella serata con il direttore di Radio Popolare, che presentava il suo libro intervista a Licia Pinelli “ Una storia quasi soltanto mia”: la storia di Giuseppe Pinelli, il ferroviere anarchico accusato ingiustamente della bomba in piazza Fontana e fatto volare da una finestra della questura.
Eri una Primula Rossa: non c’era porta che ti fermasse, persona con cui non interloquissi, se dovevi seguire una via a sostegno di uno dei tanti progetti di solidarietà internazionale, che spaziavano dalla Palestina, dall’Asia e dall’Africa all’America Latina. Ma poi scomparivi, quando si trattava di prenderne il merito. Anche perché per te non c’era IO Mariuccia, ma c’era il gruppo della Rete.
Abbiamo conosciuto e sostenuto le lotte di liberazione contro tutte le dittature dei paesi latino americani; i progetti portati avanti allora dalla rivoluzione sandinista. E quelli a sostegno delle donne, dei contadini, per il diritto all’istruzione e la salute di tutti ovunque perché per te non esistevano confini né barriere…
E il tuo continuo richiamo al QUI e al LA’: bisogna impegnarsi qui e sostenere le lotte e i progetti portati avanti dalla base altrove, perché sono la stessa cosa.
Eri inarrestabile, di una generosità infinita: quante volte ti abbiamo sgridato, ma era una causa persa.
Era proibito usare la parola “Grazie” con te e osare ricambiare con un piccolo regalo: la tua reazione non era proprio dolce. Sbagliavi, ma altra causa persa. Anche perché non impiegavi molto a fare PAM, e la comunicazione telefonica era chiusa.
Grazie a te la tua casa e la città di Lecco hanno ospitato persone che hanno indicato una via di pace e di speranza per tutti: quanti incontri con padre Turoldo, e poi il poeta Ernesto Cardenal al teatro della società, il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchu…
La creatività e la fantasia non ti mancavano per raccogliere fondi: il tendone di Mani Tese in piazza Garibaldi con tarabaccole varie e tu che ci leggevi la mano, come avevi imparato a Parigi dalla figlia di un uomo di medicina africano, e il vin brulé la vigilia di Natale…
E poi le bellissime mostre di opere d’arte a palazzo Falck di artisti lombardi, grazie all’aiuto competente e generoso di Luigi Erba, Bruno Bianchi e Tino Stefanoni.
Sì, eri un vulcano e riuscivi a coinvolgerci tutte con il tuo entusiasmo. E ci divertivamo pure perché, diciamolo, eravamo anche tanto incoscienti…
Poi gli anni hanno mostrato sempre più la loro fragilità e, con tuo immenso e infinito dolore, poco per volta non hai più potuto continuare a correre come prima, per la Rete Radiè Resch, per il Tribunale dei Popoli, ma anche per le amiche, gli amici e gli sconosciuti, che avevano dei problemi.
E questa consapevolezza questa sofferenza, purtroppo, ti hanno accompagnato fino alla fine.
Le amiche e gli amici più cari ti sono stati vicini con infinito amore; e mi sia permesso, sperando di non mancare nei confronti di nessuno, ringraziare in modo particolare Anna e Silvia, che ti sono state più che sorelle e amiche, giorno dopo giorno.
Cara Mariuccia, cara amica e sorella, buon viaggio! Incontrerai molte delle anime belle per cui, con cui hai lottato quaggiù.
Ti vogliamo bene. E grazie per esserci stata vicina
Ciao leonessa combattente!