Mazin Qumsiyeh, Betlemme: Gaza e il futuro della Palestina Aprile ’24

Il professore palestinese Mazin Qumsiyeh, fondatore dell’Istituto Palestinese per la Biodiversità e la Sostenibilità dell’Università di Betlemme, dedica tutte le sue energie alla difesa dei diritti del suo popolo e della biodiversità della sua terra. Amico di lunga data della Rete Radié Resch, ci offre una voce preziosa “dal dentro della Palestina”. Riportiamo qui alcuni estratti di un articolo che ha scritto recentemente per la rivista della ReteRR.

“Il genocidio di Israele nella Striscia di Gaza è pianificato, in corso e non accenna a rallentare. Gli Stati Uniti bloccano o annacquano le risoluzioni delle Nazioni Unite per concedere a Israele più tempo per rendere Gaza inabitabile. Oltre all’enorme numero di persone uccise, la negazione israeliana di acqua, cibo e medicine, associata alla distruzione delle strutture mediche, è senza precedenti… La maggior parte degli 11.500 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane viene torturata, maltrattata, lasciata senza cibo, come testimonia Amnesty International.
Cosa permette a Israele di fare questo? Dobbiamo pensare a due cose: la lobby sionista e la paura.

La lobby sionista

Israele è l’unico Paese al mondo che non ha fissato alcun confine per sé. La base sionista è ovunque ci siano sionisti in posizioni di potere nei Paesi occidentali (originariamente Francia e Inghilterra, ma ora Stati Uniti e altri Paesi). Ora Israele sta cercando di espandere il suo piano originale che prevede la creazione di Eretz Yisrael nell’area compresa tra il Nilo d’Egitto e l’Eufrate. Ma la geografia è negoziabile se ci sono garanzie di egemonia economica e coloniale. Gaza è necessaria per i giacimenti di gas che valgono centinaia di miliardi, ma questa è solo una parte di un piano più ampio per il quale 2.3 milioni di persone sono sacrificabili.

La paura

I coloni sionisti volevano che gli indigeni rimasti in Palestina li temessero. Così nel 1948, dopo il massacro di Deir Yassin, le milizie sioniste minacciarono i palestinesi di altri villaggi di fare lo stesso se non avessero abbandonato la loro Terra. Molti se ne andarono, ma in quella prima fase della Nakba furono commessi altri 33 massacri. Oggi 8 milioni di palestinesi sono rifugiati o sfollati. Le campagne di occupazione condotte uccidendo un gran numero di civili palestinesi sono continuate fino a quella odierna, di gran lunga la più sanguinosa e distruttiva. La paura è usata anche per mettere a tacere coloro che sostengono i diritti umani del popolo palestinese, accusandoli di antisemitismo chiunque si pronunci contro il sionismo.

Guardando avanti

I leader israeliani ottengono i loro risultati attraverso il genocidio e il terrorismo di Stato. Dicono apertamente che se Hezbollah continuerà la sua resistenza nel sud del Libano, tutto il Libano pagherà un prezzo devastante e Beirut sarà devastata come Gaza. I portavoce militari israeliani rivolgono le stesse minacce a città della Cisgiordania come Jenin, Tulkarem e persino Ramallah.
Se il mondo occidentale non è disposto a impedire a Israele di devastare le città della Striscia di Gaza e anzi gli fornisce più armi per commettere il suo genocidio lì, perché Israele non dovrebbe farla franca anche con altri genocidi?
Cosa fare, dunque? Molti media , come Al-Jazeera, mostrano le sofferenze dei palestinesi, ma non danno copertura alle dichiarazioni israeliane/sioniste. Le dichiarazioni genocide sono raramente visibili nei media occidentali e orientali. Invece, la documentazione dei massacri dev’essere accom-pagnata dalla documentazione dei piani di massacro e pulizia etnica in corso da 75 anni.

Dobbiamo smettere di essere consumatori di informazioni (spesso manipolate) e raccogliere tutte le nostre energie per non permettere più alcun silenzio sul genocidio. …

Ringraziamo i milioni di persone che non rimangono in silenzio. Coloro che combattono contro la negazione della Nakba. Chi lavora per i diritti umani e la giustizia. Migliaia di organizzazioni impegnate nella disobbedienza civile, nei boicottaggi, nei disinvestimenti e nelle sanzioni.

… O ci sarà pace attraverso la giustizia o guerre infinite e uno scenario lose-lose. Cercare di sostenere il colonialismo con mezzi militari alla fine diventerà più costoso che porre fine al colonialismo (vedi Algeria, Vietnam, Sudafrica ecc.). Ma milioni di persone non si lasceranno mettere a tacere.

 

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